Solidarieta' a Di Matteo
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- 21 novembre 2016 Altri Comuni Area Malpensa
Solidarietà al giudice Di Matteo Con una lettera aperta a firma del referente Arturo Francesco Incurato, il presidio LIBERA “Rita Atria” di Pinerolo ha chiesto all’Amministrazione e al Consiglio Comunale di «considerare l’opportunità che, anche dalla comunità di Pinerolo, arrivi un atto di solidarietà al giudice Di Matteo e agli altri giudici che conducono il processo sulla “Trattativa”». Il giudice Nino Di Matteo, infatti, nonostante le ripetute minacce di morte, ha espresso la volontà di re...
Solidarietà al giudice Di Matteo Con una lettera aperta a firma del referente Arturo Francesco Incurato, il presidio LIBERA “Rita Atria” di Pinerolo ha chiesto all’Amministrazione e al Consiglio Comunale di «considerare l’opportunità che, anche dalla comunità di Pinerolo, arrivi un atto di solidarietà al giudice Di Matteo e agli altri giudici che conducono il processo sulla “Trattativa”». Il giudice Nino Di Matteo, infatti, nonostante le ripetute minacce di morte, ha espresso la volontà di restare a Palermo rifiutando il trasferimento a Roma. «Riteniamo – scrive Incurato – che alla formazione di una cultura della comunità contro “il pensiero mafioso” possa servire anche riprendere quanto avviato nel passato, sia pure con scarsa convinzione: l’azione conoscitiva, culturale, che doveva essere svolta dalla cosiddetta Commissione Consiliare antimafia, formata dalla passata Amministrazione pinerolese. Insediata proprio su proposta del presidio “Rita Atria” il giorno 19 luglio 2012, anniversario della strage di Via D’Amelio, quella commissione si era riunita in realtà una sola volta per poi “sparire”». Di seguito il testo integrale della lettera. – Alla c.a. Del Sindaco di Pinerolo – Al Presidente del Consiglio Comunale – Agli Assessori del Comune di Pinerolo: Politiche Culturali e di Cittadinanza Attiva, Istruzione, Politiche Sociali – p.c. Al Consiglio Comunale di Pinerolo Oggetto: atto di solidarietà nei confronti del giudice Nino Di Matteo e dei giudici del processo sulla “Trattativa” Il giudice Nino Di Di Matteo ha espresso pochi giorni orsono la volontà di restare a Palermo nonostante l’ennesima intercettazione abbia dimostrato come il progetto mafioso di eliminare fisicamente il giudice sia ancora in atto, concreto e persistente. Il Consiglio Superiore della Magistratura (C.S.M.) aveva proposto al giudice Di Matteo il trasferimento a Roma, a ricoprire un incarico presso la Direzione Nazionale Antimafia (D.I.A.).Le parole di Nino Di Matteo, rifiutando la proposta del C.S.M.: “Accettare un trasferimento d’ufficio connesso esclusivamente a ragioni di sicurezza sarebbe stato un segnale di resa personale e istituzionale che non intendo dare”. Nino Di Matteo, lo ricordiamo, è pubblico ministero del processo cosiddetto “la Trattativa”, facendo in questo riferimento all’ipotesi che, nell’estate delle stragi siciliane del 1992, “pezzi” dello Stato abbiano “trattato” con cosa nostra per “salvare” dalla vendetta mafiosa esponenti della classe politica di allora. Le preoccupazioni sull’incolumità del giudice Nino di Matteo nascono quando nel novembre 2013, nel carcere di Opera, Totò Riina viene intercettato durante una “chiacchierata” con un altro detenuto, Antonio Lorusso ( personaggio ambiguo, affiliato salla Sacra Corona Unita ma sospetato di appartenere ad apparati della polizia). In quella conversazione, Riina auspica l’uccisione del pubblico ministero Nino Di Matteo: “(…) deve fare la fine dei tonni”. E continua: “E allora organizziamola questa cosa… Facciamola grossa e non ne parliamo più. (…) Perché questo Di Matteo non se ne va, gli hanno rinforzato la scorta, e allora se fosse possibile ucciderlo, un’esecuzione come a quel tempo a Palermo, con i militari”. La notizia delle minacce al giudice Di Matteo aveva suscitato lo sconcerto di quanti agognano la verità su quei mesi del 1992, fra i più oscuri della storia della Repubblica, nella quale vennero uccisi tanti fedeli servitori dello Stato, primi fra tutti i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Anche don Luigi Ciotti, a nome di Libera, aveva espresso solidarietà a Nino di Matteo in una accorata lettera aperta che riportiamo di seguito. Anche noi del presidio LIBERA “Rita Atria” eravamo stati colpiti dalla vicenda. Tanto che agli studenti che avevamo incontrati in quell’anno avevamo fatto conoscere la lettera di Luigi Ciotti chiedendo, nel caso avessero condiviso i contenuti della Lettera, di scattare una fotografia: “Anche Noi siamo con Nino Di Matteo e i giudici della trattativa”. Di seguito il collage di alcune fotografie fatte pervenire al giudice Di Matteo. Questo piccolo segno per continuare a ribadire -a Nino Di Matteo e agli altri giudici che svolgono il loro lavoro a servizio della Verità e della Giustizia- quanto scrive nella sua lettera Luigi Ciotti:”Non sarete mai più soli”. Riteniamo importante che anche oggi si voglia manifestare -con segni e azioni concrete- la volontà di Verità, fondamento della Giustizia. Lo ripetiamo ancora una volta: mafie, corruzione, mala-politica, ingiustizia sociale, sono facce della stessa medaglia! Alla luce degli scandali gravissimi che emergono quasi quotidianamente, l’impegno di conoscenza e di riflessione su temi come quelli dovrebbe essere fra gli elementi costituenti il corpo centrale dell’agenda culturale di una amministrazione pubblica. Il cammino intrapreso da codesta Amministrazione con l’adesione alla Carta di Avviso Pubblico, a nostro parere, percorre quel sentiero. Riteniamo inoltre che alla formazione di una cultura della comunità contro “il pensiero mafioso” possa servire anche riprendere quanto avviato nel passato, sia pure con scarsa convinzione: l’azione conoscitiva, culturale, che doveva essere svolta dalla cosiddetta Commissione Consiliare antimafia, formata dalla passata Amministrazione pinerolese. Insediata proprio su proposta del presidio “Rita Atria” il giorno 19 luglio 2012, anniversario della strage di Via D’Amelio, quella commissione si era riunita in realtà una sola volta per poi “sparire”. Per quanto esposto, persistendo il pericolo sull’incolumità del giudice che conduce un processo nel quale imbarazzanti silenzi, “non ricordo”, negazione di possibili elementi conoscitivi, sono elementi che hanno costellato la storia di quel dibattimento, chiediamo alla presente Amministrazione, al Consiglio Comunale, di considerare l’opportunità che, anche dalla comunità di Pinerolo, arrivi un atto di solidarietà al giudice Di Matteo e agli altri giudici che conducono il processo sulla “Trattativa”. Aupsicando l’attenzione sua, Signor Sindaco, della presente Amministrazione e del Consiglio Comunale, a quanto da noi presentato, cogliamo l’occasione per porgere cordiali saluti. Arturo Francesco Incurato referente presidio LIBERA “Rita Atria”- Pinerolo Tratto da: vitadiocesanapinerolese.it