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Quel sabato mattina alle 10 e 25 un boato e la stazione di bologna si è accartocciata portandosi via 85 persone innocenti che erano lì per caso, aspettando un treno, per andare in vacanza, per andare al lavoro o semplicemente perché passavano.
La strage di Bologna è stato uno degli atti terroristici più gravi
del dopoguerra e probabilmente è stato uni degli ultimi atti di quella che è
stata definita come la strategia della tensione. Gli esecutori materiali furono processualmente individuati in alcuni
militanti dell’estrema destra appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari: Valerio
Fioravanti e Francesca Mambro condannati nel 1995 «come appartenenti alla
banda armata che ha organizzato e realizzato l'attentato di Bologna» e per aver
«fatto parte del gruppo che sicuramente quell'atto aveva organizzato», mentre
nel 2007 si aggiunse anche la condanna di Luigi Ciavardini che all’epoca dei
fatti era minorenne. Su eventuali mandanti sono stati versati negli anni fiumi di inchiostro
senza mai giungere a verità processuali, anche si parlato di “criminalità
organizzata” e “servizi segreti deviati”. Sulla vicenda si sono rovesciati depistaggi e bufale che dalla pista
“neofascista” sono passati attraverso nomi come Licio Gelli, Pietro Musumeci,
Giuseppe Belmonte e Francesco Pazienza.