Il titolare dell’officina dove l’auto era stata portata subito dopo il fatto conferma che la portiera dal lato della vittima era bloccata e per l’esperto dei Vigili del Fuoco la benzina che era sul sedile posteriore poteva prendere fuoco solo con una scintilla elettrica.
Lo stesso Giuseppe Piccolomo, imputato per la
morte della moglie, Marisa Maldera ha confermato che c’era della benzina all’interno
dell’abitacolo dell’auto andata a fuoco in quella freddissima notte nel prato
di Caravate.
Ma, secondo la procura, l’incendio non può essere
stato scatenato da una sigaretta che avrebbe acceso i vapori sprigionati dalla
benzina fuoriuscita da una tanica rovesciata.
Inoltre, gli esperti dei Vigili del fuoco hanno accertato
che la portiera dalla parte del passeggero era chiusa, ma non bloccata.
Il titolare dell’officina di Caravate dove fu
portata l’auto a disposizione dell’autorità giudiziaria già la mattina stessa
dopo i fatti, ha raccontato che dalla parte del passeggero, dove era morta la
donna, non si apriva nemmeno forzandola ed è stata aperta solo utilizzando delle
catene e un muletto.
Già nelle ultime udienze prima della pausa estiva
gli operatori della Croce Rossa e il personale del 118 raccontarono di avere
trovato il cadavere della donna proteso verso il lato del conducente, forse
cercando una via di fuga dopo aver capito che dalla sua parte non si apriva.
Un ingegnere della direzione centrale per la
prevenzione e sicurezza tecnica dei vigili
del fuoco, ha
raccontato dei test
effettuati in un luogo sicuro e senza pericoli, dove sono stati
simulati alcuni casi di combustione all’interno dell’abitacolo di auto simili a
quella della tragedia e nelle stesse condizioni ambientali.
Dai test è risultato che la
benzina ribaltata nella parte posteriore dell’auto si innesca solo attraverso
una scintilla prodotta
elettricamente, e con vapori prodotti da circa sette litri di combustibile.
Le portiere si bloccherebbero solo
dopo diversi minuti e quando le temperature all’interno dell’abitacolo arrivano
a 600, 700 gradi e la scocca si deforma bloccando il meccanismo anche dopo il
raffreddamento.
Dai test si evince che la portiera
dal lato passeggero, chiusa, ma non bloccata poteva aprirsi.
Dalla deposizione del meccanico
risulta anche che l’autovettura del Piccolomo, prima dell’incendio era in buone
condizioni e non aveva ammaccature o deformazioni che facessero pensare a
ribaltamenti o impatti.