Riflessioni d’autunno per l’area cattolica e popolare

Riflessioni d’autunno per l’area cattolica e popolare,riceviamo e publichiamo   Nei prossimi due mesi sono in programma un numero rilevante di incontri, seminari di studio, e convegni, organizzati da vari movimenti, gruppi, associazioni dell’area cattolica, espressione di un fermento che non si aveva da tempo. Un fermento che la recente intervista del card. Bassetti, Presidente della CEI a “ La Repubblica”, con la quale si confermava l’’urgenza di un impegno pol...

Riflessioni d’autunno per l’area cattolica e popolare,riceviamo e publichiamo   Nei prossimi due mesi sono in programma un numero rilevante di incontri, seminari di studio, e convegni, organizzati da vari movimenti, gruppi, associazioni dell’area cattolica, espressione di un fermento che non si aveva da tempo. Un fermento che la recente intervista del card. Bassetti, Presidente della CEI a “ La Repubblica”, con la quale si confermava l’’urgenza di un impegno politico dei cattolici italiani, può e deve aver favorito.   Siamo in presenza, probabilmente, di una nuova fase, caratterizzata da una più precisa volontà di ricomporre ciò che è stata la frantumazione sul piano politico e culturale dei cattolici dopo la fine della DC.   La consapevolezza dell’irrilevanza nella quale sono precipitati i cattolici e la loro cultura, sostanzialmente misconosciuta, salvo rare eccezioni, dall’attuale tripolarismo presente a livello parlamentare, è lo stimolo efficace per questo rifiorire di iniziative dell’ area cattolico popolare in questo autunno pre-elettorale.   I tre poli presenti in Parlamento ( centro-destra, centro-sinistra, M5S), sono costituiti dai “ nominati illegittimi”, frutto di una legge elettorale incostituzionale, che sono derivati e sopravvissuti al “golpe blanco” di Napolitano del 2011 e rappresentano gli ultimi  conati della cosiddetta “ Seconda Repubblica”.   Portatori di valori laicisti e sostanzialmente anti cattolici, specialmente quelli rappresentati dal PD e dal M5S, ma largamente diffusi anche tra diversi esponenti del centro-destra, i tre poli sono l’espressione diretta del 50% dei cittadini che vanno a votare; quelli, che nella mia “teoria dei quattro stati”, sono prevalentemente membri della “casta”, dei “diversamente tutelati” ( certo quelli meglio garantiti), del quarto “ non Stato” e, solo in parte, del “terzo stato produttivo”.   La rottura di quella mediazione storicamente garantita dalla DC tra interessi e valori dei ceti medi e delle classi popolari, il prevalere di culture proprie della “piazza radicale di massa” a forte connotazione relativistica e nichilista, sta alla base di quella condizione di anomia sociale e culturale, aggravata da una condizione economica dominata dalle scelte imposte in Italia, come a livello universale, dal turbo capitalismo finanziario dominante.   I cattolici italiani, almeno quelli che non si sono intruppati nei partiti dei tre poli, la cui incidenza reale nelle scelte politico istituzionali è praticamente nulla, hanno coscienza di questa triste condizione. Una consapevolezza che, finalmente, sembra diffondersi anche tra figure eminenti della stessa gerarchia cattolica.   Tradurre nella “città dell’uomo” le indicazioni della dottrina sociale della Chiesa, unica vera fonte di una cultura alternativa a quella che sembra dominare nel mondo occidentale, capace di denunciare i limiti e i condizionamenti pesanti di un sistema capitalistico che assegna il primato alla finanza sull’economia reale, riducendo la democrazia e la sovranità popolare a poco più di una finta rappresentazione rituale, è l’arduo compito che compete oggi ai cattolici italiani.   Si tratta di offrire una speranza a quel 50% di elettori renitenti al voto, per evitare che l’anomia diffusa e il disagio sociale profondo dei ceti popolari e del terzo stato produttivo, possano sfociare nella rivolta sociale, puntando, innanzi tutto, a ricomporre sul piano politico la colpevole frammentazione che ha caratterizzato la lunga stagione della diaspora cattolica e popolare.   Qui non si tratta più di ricostruire la DC, seppur con elementi costitutivi aggiornati (anche se lo sforzo avviato nel 2012 andrebbe portato a termine, verificando il grado di presenza residua dei democratici cristiani in Italia), ma di impegnare tutti gli amici che si accingono a celebrare i loro prossimi incontri, seminari, convegni autunnali, nell’obiettivo di superare le divisioni e giungere alla formazione di un nuovo soggetto politico ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano. Un soggetto in grado di rappresentare “ la piazza dei diritti e della società naturale”, che pone al centro della politica la persona, la famiglia e i corpi intermedi, e intende regolare le relazioni sociali e istituzionali secondo i principi della sussidiarietà e della solidarietà.   Tutti dovremmo convenire sull'imperativo del ritorno all'obiettivo della "Unità Possibile" delle tante realtà italiane di ispirazione cattolica; come un cammino di condivisione e come occasione di coinvolgimento e nuovo protagonismo. I cattolici devono ritornare ad essere utili alla società italiana e per questo devono far vincere la logica dello "stare assieme", superando la fase della frammentazione che ci ha portato alla condizione non più tollerabile della irrilevanza.   Prima di tutto, dunque, l’unità più ampia possibile dei cattolici, e dopo, solo dopo, anche in funzione della legge elettorale che il parlamento dei “ nominati illegittimi” ci consegnerà, si decideranno le possibili convergenze.   In una data, evocatrice di una memoria storica cara ai cattolici italiani, il prossimo 8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione, legge e scadenza elettorale permettendo, si potrebbe celebrare una grande Assemblea costituente del nuovo soggetto politico italiano ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, con una piattaforma programmatica capace di rispondere “ alle attese della povera gente” e a riconciliare gli interessi e i valori delle classi popolari con quelli dei ceti medi produttivi.   Ettore Bonalberti Venezia, 10 Settembre 2017