Quel voto del 4 dicembre

Quel  voto del 4 dicembre Non so cosa accadrà dopo il referendum del 4 dicembre. So che, se vincesse il SI, la nostra condizione di cittadini si ridurrebbe a quella di sudditi e che tutto il potere passerebbe nelle mani del capo del partito che prenderà più voti, anche se, fosse  sostanzialmente minoritario nel Paese. Ecco perché, tra le altre ragioni, sono schierato apertamente per il NO a sostegno della sovranità popolare.   Considero, in ogni caso,  la ...

Quel  voto del 4 dicembre Non so cosa accadrà dopo il referendum del 4 dicembre. So che, se vincesse il SI, la nostra condizione di cittadini si ridurrebbe a quella di sudditi e che tutto il potere passerebbe nelle mani del capo del partito che prenderà più voti, anche se, fosse  sostanzialmente minoritario nel Paese. Ecco perché, tra le altre ragioni, sono schierato apertamente per il NO a sostegno della sovranità popolare.   Considero, in ogni caso,  la scelta referendaria come lo spartiacque inevitabile rispetto a ciò che potrà accadere dopo quel voto.  Uno spartiacque tra chi, col SI, intende sottostare al dominio di “ un uomo solo al comando” e chi, viceversa, considera fondamentale l’attuazione, finalmente reale, dei principi e dei valori espressi dalla nostra Costituzione.   I concetti tradizionali di destra e di sinistra, nel clima imperante di deteriore trasformismo parlamentare e di sfarinamento di tutti i partiti tradizionali, sono obsoleti o, quantomeno, richiedono un aggiornamento e un’attenta verifica..   Cos’è rimasto di sinistra, o di socialista, in un PD renziano, ridotto a un Golem senz’anima e struttura e con una cultura politica ispirata da quel furbastro di Tony Blair, passato disinvoltamente dal ruolo di leader laburista britannico a quello di consulente della JP Morgan, una delle sette sorelle impegnate nel superamento delle “ costituzioni socialiste” del Sud Europa?   I problemi di conservazione dell’unità del PD, messi a dura prova dalla scelta referendaria, con D’Alema che ha scelto di guidare la schiera dei militanti di sinistra a sostegno del NO e con una minoranza interna costruita attorno a Bersani e compagni, aggrappati all’ultima speranza di un cambiamento improbabile della legge super truffa dell’Italicum, avranno la loro prova del nove proprio in base agli orientamenti che il popolo di sinistra assumerà nel voto del 4 dicembre prossimo.   Dalla parte dei costituenti: Togliatti, Terracini, Longo, Concetto Marchesi, o in quella ispirata dalle multinazionali finanziarie che fissano gli obiettivi   e riducono l’economia e la politica a un ruolo ancillare? Dalla parte “ delle attese  della povere gente”, come sosteneva La Pira, oppure di quella dell’alta finanza, di  Confindustria ed affini? Insomma con Marchionne e Boccia o dell’ANPI e della CGIL? Questo l’arduo dilemma che si presenterà al popolo tradizionale della sinistra.   A me fanno tristezza quei vecchi democristiani convertiti al verbo renziano, specie coloro che discendono dalla cultura politica dossettiana e morotea, fortunatamente minoritari nel PD, dimentichi di ciò che Dossetti, Lazzati, La Pira, Fanfani, Moro e Mortati, apportarono, con il loro contributo straordinario da “ Professorini” alla Costituente,  alla costruzione della nostra Carta Costituzionale.   Su come si ricostruiranno i soggetti politici  nello schieramento alternativo al renzismo, trattasi anche qui di una materia di ardua valutazione.   Il fronte sulla carta è nettamente composito e diverso, perché si va dagli amici della destra presidenzialista di Fini  a quelli della Lega,; da Forza Italia alle varie correnti cattoliche del centro, sino ai popolari finalmente riuniti attorno al NO; dal M5S alle diverse forze della sinistra unificate nel comitato del NO al referendum.   Noi Popolari dell’associazione Liberi e Forti  (ALEF) siamo molto interessati, non solo all’evoluzione che sta avvenendo nell’area liberal popolare con il  tentativo avviato da Parisi, ma anche a quello del triumvirato dei governatori del Nord: Zaia, Maroni e Toti.   Ci auguriamo che la scelta per il NO di Forza Italia sia veramente unitaria e forte come quella nettamente  espressa dall’on Brunetta, senza gli ammiccamenti ambigui dei soliti ambienti più direttamente collegati agli interessi del Cavaliere, ancora adesso sottoposto alle minacce e ai ricatti dei poteri forti di turno, politici e giudiziari.   Infine, e, soprattutto, siamo interessati a ciò che tra qualche giorno, il 9 ottobre, avverrà a L’Aquila, con l’assemblea della Confederazione di sovranità popolare: un passaggio essenziale per l’unità di tutti coloro che si riconoscono nella difesa della sovranità popolare e uniti  nella volontà di attuare integralmente e finalmente il dettato costituzionale.   Dal voto degli italiani del 4 dicembre dipenderà come questi processi, oggi allo statu nascenti, potranno concretamente evolversi nei successivi sviluppi organizzativi e istituzionali.   Ettore Bonalberti www.alefpopolaritaliani.it www.insiemeweb.net www.don-chisciotte.net   Venezia, 28 Settembre 2016