Il poliziotto romano si scusa per la frase infelice

Il funzionario sospeso:la mia frase é infelice ma va' contestualizzata "Non dovevo neppure essere lì, ero libero da quel servizio, avevo terminato il mio turno, ma ho sentito dalla radio che i miei uomini in piazza Indipendenza erano in difficoltà e sono intervenuto". A parlare è il funzionario di polizia finito nel tritacarne mediatico dopo la frase contro i rifugiati ("Se tirano qualcosa spezzategli un braccio"). Come scrive Repubblica, l'agente ammette: "Lo so, quella frase è infelice, pre...

Il funzionario sospeso:la mia frase é infelice ma va' contestualizzata "Non dovevo neppure essere lì, ero libero da quel servizio, avevo terminato il mio turno, ma ho sentito dalla radio che i miei uomini in piazza Indipendenza erano in difficoltà e sono intervenuto". A parlare è il funzionario di polizia finito nel tritacarne mediatico dopo la frase contro i rifugiati ("Se tirano qualcosa spezzategli un braccio"). Come scrive Repubblica, l'agente ammette: "Lo so, quella frase è infelice, presa da sola ha un sapore sinistro, ma bisogna contestualizzarla. Rispondevo a un agente che mi raccontava che lui e altri erano stati colpiti da sanpietrini. Mi ha chiesto: e se questi ci tirano addosso qualcosa? Allora gli ho risposto in quel modo, ma bisogna trovarsi nella mischia, in mezzo alla bolgia, esposti a rappresaglie imprevedibili. Bisogna viverli quei momenti per comprendere di cosa stiamo parlando". Adesso l'agente è stato sospeso e rischia un trasferimento. Ma lui continua a lavorare a testa alta e a difendersi: "Non sono un violento, ho svolto con grande coscienza il mio lavoro, cerco sempre la mediazione, ma nella mischia ci stanno le parole in libertà così come capita di dover far ricorso alla forza per contrastare un attacco. È quello che si temeva in piazza l'altro giorno, quando un gruppo nutrito di manifestanti si è diretto verso la stazione. In quella situazione l'unico interesse era bloccarli, non potevamo rischiare che la protesta si propagasse. E pensare che non dovevo neppure essere lì, conterà pure qualcosa aver voluto condividere un momento di difficoltà dei propri uomini?". Il suo errore c'è stato e lui lo sa non si difende l'ordine pubblico così. È anche vero che le Forze dell'ordine sono abbandonate a sé stesse e devono rimediare alle carenze della mala politica che si non capisce se più mala o più politica... Le regole valgono per alcuni e chi comanda le fa a proprio uso e piacimento. Non se può più e per questo nell'esasperazione possono succedere brutti episodi. Le parole sono però una cosa mentre i fatti sono un'altra e le due cose hanno pesi diversi. Non si va alle manifestazioni con strumenti atti ad offendere mazze bastoni ed altro. E si manifesta col megafono e gli striscioni. Se si mette a repentaglio l'integrità fisica degli agenti questi dovranno pure difendersi senza eccedere, si spera. Nella mischia può succedere di esagerare, ecco perché bisogna prevenire creando un clima di convivenza nella legalità. Assistiamo a tutti i livelli invece, brutte situazioni di continuità tra potere criminalità e politica. La politica domina tutto in un intreccio perverso con l'economia strangolando la gente onesta che si ribella magari anche con strumenti sbagliati che vanno condannati. Non si reagisce con violenza seppure non ci sia più lavoro né casa ma dall' altra parte devono esserci risposte e non privilegi Giuseppe Criseo editore di VARESE PRESS
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