Daniele Contucci: Dalla passione alla rabbia lo scandalo immigrazione

Scrive Daniele Contucci: sentivo dentro qualcosa di importante, ma i fatti che sarebbero accaduti avrebbero ucciso per sempre questo sentimento. Daniele Contucci è nato a Roma il 28 novembre 1970. Vive con la sua compagna e i suoi splendidi bimbi. Ha un diploma tecnico per geometri e ha iniziato studi universitari in giurisprudenza interrotti per esigenze personali e familiari. Poliziotto dal 1990, ha lavorato su buona parte del territorio italiano da Nord a Sud nel controllo...

Scrive Daniele Contucci: sentivo dentro qualcosa di importante, ma i fatti che sarebbero accaduti avrebbero ucciso per sempre questo sentimento.

Daniele Contucci è nato a Roma il 28 novembre 1970. Vive con la sua compagna e i suoi splendidi bimbi. Ha un diploma tecnico per geometri e ha iniziato studi universitari in giurisprudenza interrotti per esigenze personali e familiari. Poliziotto dal 1990, ha lavorato su buona parte del territorio italiano da Nord a Sud nel controllo del territorio, ordine pubblico, specializzandosi poi in materia d’immigrazione su cui acquisiva nel tempo importanti e specifiche competenze. Ha ricoperto un incarico sindacale per denunciare pubblicamente esperienze vissute in prima linea, quando faceva parte di una unità centrale specializzata proprio nel settore immigrazione. Ha lavorato al CARA di Mineo CT unitamente ad altri colleghi, riducendo notevolmente la permanenza dei richiedenti asilo politico, facendo così risparmiare alle Casse dello Stato denaro pubblico. Tuttavia, la task force di cui faceva parte, stranamente veniva demansionata e poi chiusa. Inoltre denunciava pubblicamente l'esposizione rischio malattie infettive durante gli sbarchi di migranti e nella successiva trattazione, avendo vissuto una triste esperienza che non gli ha permesso di vedere suo figlio neonato per circa un mese, causa negligenze varie e mancate tutele sanitarie, rese operative solo dopo un’intensa attività sindacale. Attraverso interviste varie denunciava i mancati fotosegnalamenti di gran parte dei migranti giunti sulle coste italiane, motivo di apertura di una procedura di infrazione europea. Successivamente subiva ritorsioni in ambito lavorativo frenate da due interrogazioni parlamentari sul di cui una con riferimento alla sua persona. Per questo e molto altro continua le sue battaglie di libertà, verità e giustizia contro la casta e il malaffare, con grande forza e coraggio. "Sono una ‘guardia’ non so scrivere un libro... né so da che parte cominciare, però lo faccio lo stesso, perché la mia storia parla da sola. -scrive Contucci-   Era una mattina del maggio 2014 quando ho salutato la mia compagna e mio figlio di appena un mese. Dovevo lasciarli per poco tempo, eppure avevo una morsa che mi stringeva il petto. Loro avevano bisogno di me, soprattutto lui, un bambino così piccolo. A quell’età, ogni giorno è importante! Mi imbarcai su un volo per la Sicilia, con i colleghi della Task Force Immigrazione, ma il pensiero di lasciarli, continuava a riportarmi a terra, a casa mia. In quei giorni c’era un continuo susseguirsi di sbarchi di migranti a bordo di navi militari e mercantili. Io ero stato assegnato a presidiare il porto in provincia di Siracusa. -e conclude- Mi sentivo dentro qualcosa di importante, orgoglioso di fare il mio lavoro, ma i fatti che da lì a poco sarebbero accaduti avrebbero ucciso per sempre questo mio sentimento; macchiandomi a fuoco nella dignità e facendo di me il poliziotto che sono oggi: integerrimo ma disilluso, onesto ma scomodo, noto a molti ma antisistema".

Somma Lombardo 12 luglio 2017

La Redazione