"Lo sterco dell’asino" di Bruno Lucisano
Lo sterco dell’asino Luca, si fermò all’inizio delle prime case del paese. Immobile, come la vecchia quercia che, quasi nuda, vestita solo con le ultime cocciute foglie rimaste, sembrava guardarlo come se lo avesse riconosciuto. Respirò forte, cercando di catturare più aria possibile, si girò e guardò lontano, verso l’orizzonte. Un filo annebbiato appariva quello che forse era il mare. Luca tossì forte, come per espellere gli ultimi rimasugli di preoccupazione; sputare, per un po’ di tempo, t...
Lo sterco dell’asino Luca, si fermò all’inizio delle prime case del paese. Immobile, come la vecchia quercia che, quasi nuda, vestita solo con le ultime cocciute foglie rimaste, sembrava guardarlo come se lo avesse riconosciuto. Respirò forte, cercando di catturare più aria possibile, si girò e guardò lontano, verso l’orizzonte. Un filo annebbiato appariva quello che forse era il mare. Luca tossì forte, come per espellere gli ultimi rimasugli di preoccupazione; sputare, per un po’ di tempo, tutto il suo passato. Voleva sentirsi libero, voleva tornare ragazzo…e respirò, forte, forte. Respirò ancora. Fece un cenno con la mano, come per salutare la quercia e prese a scendere giù per la stradina che poi,dopo una piccola salita, l’avrebbe portato davanti alla chiesa. Con i polpastrelli accarezzò le vecchie pietre che avevano ancora il coraggio di essere muri, dopo, si avvicinò col naso, per catturarne l’odore inconfondibile di antico che lo riportava, come per magia, agli anni spensierati della fanciullezza. Il miscuglio di profumi, come il più vivo dei ricordi, lo fece tremare, palpitare. Luca riprese la salita e, arrivato alla chiesa, guardò le nubi oltre il campanile e ascoltò il suono del vecchio organo ed il rumore delle dita che battevano i tasti. Più il rumore che il suono. In realtà la chiesa era chiusa, l’ultima volta che c’era entrato era stato nell’occasione del funerale di un suo zio. In quella occasione, con la chiesa gremita, il povero Vittorio, musicista ad orecchio, si arrampicò mani e piedi sull’organo e lo costrinse a suonare, in tutti i modi. Luca, accarezzò una lacrima che facendosi strada tra le ciglia, arrivò al viso pieno di rughe e, immaginò, che in paese non ci fosse, quasi nessuno, quando per strada, non calpestò lo sterco dell’asino, né sentì l’odore. Ritornò all’auto e avviando lo stereo, Luca pensò… Oggi, che i bambini di dieci-dodici anni, hanno in mano un telefonino, con annesso internet che, a sua volta comprende: giochi vari, scommesse, donne e uomini nudi, ecc. se forse non sarebbe meglio tornare… allo sterco dell’asino! Continuate voi il racconto… Bruno Lucisano