In attesa fiduciosa di orientamenti sicuri
In attesa fiduciosa di orientamenti sicuri Non so se mi abbiano più ferito le parole di un’amica ciberneuta milanese,Carla Marri, cattolicissima di tradizione, molto lontana dalle posizioni di Papa Francesco, il cui pensiero in materia di islamismo e immigrazione, a suo parere “debole, non esita a paragonarlo a quello di Woody Allen quanto a superficialità, oppure la notizia della proposta di legge di Pippo Civati e altri ex PD tesa a togliere alla Chiesa Cattolica l’8 per mille ( circa 600 m...
In attesa fiduciosa di orientamenti sicuri Non so se mi abbiano più ferito le parole di un’amica ciberneuta milanese,Carla Marri, cattolicissima di tradizione, molto lontana dalle posizioni di Papa Francesco, il cui pensiero in materia di islamismo e immigrazione, a suo parere “debole, non esita a paragonarlo a quello di Woody Allen quanto a superficialità, oppure la notizia della proposta di legge di Pippo Civati e altri ex PD tesa a togliere alla Chiesa Cattolica l’8 per mille ( circa 600 milioni di euro all’anno) per dirottarli a un nuovo fondo di sostegno delle povertà. Una proposta per la quale Civati ritiene di avere a fianco lo stesso Pontefice. Ho più volte scritto che almeno le due ultime generazioni con la crisi della famiglia, della scuola hanno dovuto scontare anche quella della Chiesa che sta vivendo uno dei momenti più gravi della sua storia. Confesso che sono un papista impenitente che da Papa Pio XII ( Papa Pacelli) a Papa Francesco ho cercato di seguire tutti gli sviluppi dottrinali e pastorali della Chiesa Cattolica, il cui passaggio epocale fu rappresentato dall’evento e conclusioni del Concilio Vaticano II. Dalla Chiesa trionfante pacelliana dei baschi verdi e dei giovani di azione cattolica entusiasti “ qual falange di Cristo Redentore, la gioventù cattolica in cammino….”, agli orientamenti dottrinali e pastorali delle encicliche sociali dei Papi di fine secolo scorso e inizio XXI: da Papa San Giovanni XXIII (Mater et Magistra e Pacem in Terris) , Paolo VI (Populorim Progressio e Octogesima adveniens), san Giovanni Paolo II (Laborem Eercens e Centesimus Annus) sino a Benedetto XVI (Caritas in veritate) e, infine,Papa Francesco (Evangelii Gaudium e Laudato Si), abbiamo potuto cogliere la lungimirante capacità della Chiesa di Roma di analizzare senza pari quanto è avvenuto nel passaggio dalla seconda alle terza rivoluzione industriale, sino al trionfo del finanz-capitalismo nell’età della globalizzazione e dell’Occidente sempre più laicista e ateista pratico, in preda all’egemonia del relativismo etico. La capacità di analisi e di indicazione delle soluzioni per i cristiani e gli uomini di buona volontà del nostro tempo che la Chiesa cattolica è stata in grado di mettere in campo sul piano sovrastrutturale dei principi e dei valori, tuttavia, è indubbio che non è stata accompagnata da un’analoga efficienza ed efficacia su quello dell’adeguamento della sua struttura istituzionale, organizzativa e funzionale ai tempi nuovi in cui si trova a dover testimoniare la Buona Novella. Diversi gli stili e i modi di approccio al tema, quelli usati dagli ultimi tre pontefici, con Papa Benedetto XVI che, acquisita la pesante eredità del lungo pontificato di San Giovanni Paolo II, se, sul piano dottrinale, ha saputo offrirci l’ultima perla del suo magistero, con la “Caritas in veritate “, sul piano della capacità di riforma della Curia romana e della struttura di governo della Chiesa, ha dovuto costatare gli enormi ostacoli che si frapponevano e, alla fine, rinunciare al suo stesso ruolo. L’avvento del “Papa venuto da lontano”, la sua scelta profetica del nome del santo poverello d’Assisi, le innovative abitudini e inconsueti stili di vita adottati come Papa, mai conosciuti prima da altri pontefici e cardinali, con la netta determinazione a superare incrostazioni e facili fughe nella comoda autoreferenzialità degli status e dei ruoli, hanno determinato e stanno provocando sconquassi non solo sul piano della governance della Chiesa, ma, per talune indicazioni teologiche e pastorali di papa Francesco, sullo stesso piano dottrinale. Difficile ora ritrovarsi pienamente in quella che è definita “societas juridice perfecta”, se solo analizziamo ciò che accade dentro e fuori l’organizzazione della Chiesa cattolica, tanto sul piano della sua espressione universale, che su quello specifico della Chiesa italiana. Da papista impenitente quale sono, seguo con estremo disagio i ripetuti e frementi interventi di Antonio Socci, il quale giunge a ipotizzare cambiamenti di papa Francesco persino sul piano sacramentale. Posto che del cardinal Kasper, il prelato che Papa Francesco incaricò di presentare al Concistoro del Febbraio 2014 la proposta di aprire nella Chiesa la comunione ai divorziati, sia ben nota la sua posizione distante da quelle dottrinali del Papa emerito Ratzinger, nonostante la sua dichiarazione resa a Lucca nei giorni scorsi secondo cui la firma dell’Esortazione che Papa Francesco si appresta a fare e a rendere nota a metà aprile sarà “ un documento che segnerà l’inizio della più grande rivoluzione nella Chiesa da 1500 anni a questa parte”, credo sarà bene attendere il testo prima di assumere posizioni più papiste dello stesso pontefice. Ritengo che prudenza e sapienza siano virtù cardinali ben presenti alla natura e alla cultura di papa Francesco. Appartengo alla schiera di coloro che ritengono preziose per la Chiesa cattolica le novità pastorali introdotte dal pontefice venuto da lontano, e resto fiducioso che anche sul piano dottrinale resteranno ben salde le fondamenta e la fedeltà ai valori non negoziabili su cui si è retta sin qui la Chiesa cattolica nella sua millenaria storia. Quanto al caso italiano, non meno difficile da interpretare, specie da chi come me, si è formato nelle sue strutture organizzative dirette o di diretta ispirazione (azione cattolica italiana, Acli, CISL) le quali hanno subito i diversi condizionamenti nel tempo, anche da parte di chi storicamente ha guidato la CEI, penso che vada risolto il dualismo pressoché permanente che si è venuto a creare tra Presidenza CEI ( card Bagnasco) e segreteria generale (Mons Galantino) su quasi tutti i temi all’ordine del giorno: famiglia, immigrazione, politica. Ritengo che, come ho scritto più volte: “ubi major minor cessat”, e se, invece, Mons Galantino si sentisse portavoce di un’autorità superiore, sarebbe ora di por fine a questa imbarazzante conflitto che, traducendosi poi a livello degli episcopati e delle chiese locali, finisce col rendere ancor più precaria e incerta la stessa vita dottrinale e pastorale nelle parrocchie e nei diversi movimenti, associazioni e gruppi in cui si articola il vasto, complesso e assai disarticolato mondo cattolico italiano. Con spirito di fraterna carità cristiana e fiduciosa obbedienza agli orientamenti pontifici, attendiamo i chiarimenti che la situazione a livello universale e italiano richiede. Ettore Bonalberti www.alefpopolaritaliani.eu www.insiemeweb.net www.don-chisciotte.net Venerdì santo, 25 Marzo 2016