IL FISCO ASSASSINO : doppio suicidio ad Alfonsine E IL “LATO OSCURO” DI EQUITALIA
IL FISCO ASSASSINO : doppio suicidio ad Alfonsine
E IL “LATO OSCURO” DI EQUITALIA [caption id="attachment_17821" align="alignnone" width="500"] MILANO 15-09-2011 SEDE E LOGO EQUITALIA NELLA FOTO: LOGO EQUITALIA FOTO GREGO/INFOPHOTO[/caption] Chi non si ricorda le minacce del direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi quando ha paventato il “lato oscuro” dell’accertamento o le dichiarazioni del vice ministro dell’economia Luigi Casero quando...
IL FISCO ASSASSINO : doppio suicidio ad Alfonsine
E IL “LATO OSCURO” DI EQUITALIA [caption id="attachment_17821" align="alignnone" width="500"] MILANO 15-09-2011 SEDE E LOGO EQUITALIA
NELLA FOTO: LOGO EQUITALIA
FOTO GREGO/INFOPHOTO[/caption] Chi non si ricorda le minacce del direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi quando ha paventato il “lato oscuro” dell’accertamento o le dichiarazioni del vice ministro dell’economia Luigi Casero quando ha promesso un “fisco durissimo”? Non c’era bisogno di minacce e di promesse, la realtà era già mostruosa. Nel Febbraio del 2013 ad Alfonsine, una piccola cittadina in provincia di Ravenna, Gabriele Gaudenzi, piccolo imprenditore di cinquanta anni, si è tolta la vita impiccandosi nel magazzino della sua azienda. Sulla minuscola azienda che conduceva con il padre il fratello e sei dipendenti era arrivato il “lato oscuro” (anche se ancora non si sapeva che si chiamasse così) sotto forma di una sanzione di quarantasette mila €uro a fare compagnia alle già esistenti difficoltà provocate dalla crisi. Non ce la faceva più Gabriele che si sentiva sulle spalle il peso dell’azienda, il mutuo da pagare, gli stipendi dei sei dipendenti (in un piccolo paese ci si sente come in una grande famiglia) e della sua famiglia con due figli di quindici e diciasette anni da mantenere e far studiare. Ultimamente parlando col padre della sua insostenibile situazione era scoppiato a piangere, non ce la faceva più. Le tragedie non hanno fine, il dodici marzo scorso nel giardino di casa la figlia ormai diciottenne si è impiccata e in una lettera lasciata ai famigliari rimasti, il fratello e la madre, esprimeva il profondo dolore, insuperato, per la terribile morte del padre. Chi la frequentava la ricorda come una ragazza riservata e introversa che dopo il suicidio del padre si era chiusa sempre di più in se stessa. Mi vergogno di uno Stato padrone che opprime e minaccia i sudditi, spesso senza ragioni valide, che porta disperazione e morte, non abbiamo bisogno di sudditi e servitori dello stato, ma di uno Stato al servizio dei cittadini che abbia come obiettivo il miglioramento delle loro condizioni e delle aspettative di vita. Spero che i funzionari di Stato, diventati oggi fieri esecutori della violenza con cui si fanno estorsioni ai veri produttori di ricchezza per foraggiare una classe politica incapace e improvvisata possano meditare e recuperare la dignità necessaria per riportare l’amministrazione al buon senso e alla civiltà. Gallarate 18.03.2016 Fabrizio Sbardella
NELLA FOTO: LOGO EQUITALIA
FOTO GREGO/INFOPHOTO[/caption] Chi non si ricorda le minacce del direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi quando ha paventato il “lato oscuro” dell’accertamento o le dichiarazioni del vice ministro dell’economia Luigi Casero quando ha promesso un “fisco durissimo”? Non c’era bisogno di minacce e di promesse, la realtà era già mostruosa. Nel Febbraio del 2013 ad Alfonsine, una piccola cittadina in provincia di Ravenna, Gabriele Gaudenzi, piccolo imprenditore di cinquanta anni, si è tolta la vita impiccandosi nel magazzino della sua azienda. Sulla minuscola azienda che conduceva con il padre il fratello e sei dipendenti era arrivato il “lato oscuro” (anche se ancora non si sapeva che si chiamasse così) sotto forma di una sanzione di quarantasette mila €uro a fare compagnia alle già esistenti difficoltà provocate dalla crisi. Non ce la faceva più Gabriele che si sentiva sulle spalle il peso dell’azienda, il mutuo da pagare, gli stipendi dei sei dipendenti (in un piccolo paese ci si sente come in una grande famiglia) e della sua famiglia con due figli di quindici e diciasette anni da mantenere e far studiare. Ultimamente parlando col padre della sua insostenibile situazione era scoppiato a piangere, non ce la faceva più. Le tragedie non hanno fine, il dodici marzo scorso nel giardino di casa la figlia ormai diciottenne si è impiccata e in una lettera lasciata ai famigliari rimasti, il fratello e la madre, esprimeva il profondo dolore, insuperato, per la terribile morte del padre. Chi la frequentava la ricorda come una ragazza riservata e introversa che dopo il suicidio del padre si era chiusa sempre di più in se stessa. Mi vergogno di uno Stato padrone che opprime e minaccia i sudditi, spesso senza ragioni valide, che porta disperazione e morte, non abbiamo bisogno di sudditi e servitori dello stato, ma di uno Stato al servizio dei cittadini che abbia come obiettivo il miglioramento delle loro condizioni e delle aspettative di vita. Spero che i funzionari di Stato, diventati oggi fieri esecutori della violenza con cui si fanno estorsioni ai veri produttori di ricchezza per foraggiare una classe politica incapace e improvvisata possano meditare e recuperare la dignità necessaria per riportare l’amministrazione al buon senso e alla civiltà. Gallarate 18.03.2016 Fabrizio Sbardella