Il Treno dei Sogni

Il Treno dei Sogni GOOGLE + Il Treno dei Sogni
E’ un movimento magnifico, che bisogna aver sentito per rendersene conto. La rapidità è inaudita. I fiori ai lati della via non son più fiori, sono macchie anzi sono strisce rosse o bianche;… le città, i campanili e gli alberi danzano e si perdono follemente nell’orizzonte;…Occorre uno sforzo per non figurarsi che il cavallo di ferro sia una vera bestia. La si sente soffiare nel riposo, lamentarsi in partenza, guaiolare in cammino: ...

Il Treno dei Sogni GOOGLE + Il Treno dei Sogni E’ un movimento magnifico, che bisogna aver sentito per rendersene conto. La rapidità è inaudita. I fiori ai lati della via non son più fiori, sono macchie anzi sono strisce rosse o bianche;… le città, i campanili e gli alberi danzano e si perdono follemente nell’orizzonte;…Occorre uno sforzo per non figurarsi che il cavallo di ferro sia una vera bestia. La si sente soffiare nel riposo, lamentarsi in partenza, guaiolare in cammino: suda, trema, fischia, nitrisce, rallenta, trascina; enormi rose di scintille sprizzano gialle ad ogni giro di ruota o dai suoi piedi, e il suo respiro se ne va al di sopra delle nostre teste in belle nuvole di fumo bianco, che si lacerano sugli alberi della strada” Così Victor Hugo descrive alla moglie le sensazioni di un viaggio in treno del 24 agosto 1837, sul tratto ferrato che collegava Anversa a Bruxelles. I viaggi sui primi treni erano  il sogno di un progresso che avanzava. La vittoria dell’ uomo che faceva propri spazi e tempo. L’ intelligenza della creatività che stregava artisti e poeti. Il popolo ammirava come un raro spettacolo quel movimento che sembrava magia. Il trionfo della scienza che si vestiva di fiaba, quando  i vagoni erano salotti, e l’ alta società viveva attimi che scrittori e attori hanno fatto rivivere nelle loro opere.  Era un’ emozione anche per chi, nel treno trovava, un mezzo di spostamento, magari in umili vagoni, poveri tra poveri ma ricchi di speranza e volontà, pronti a dare il meglio di sé per costruire nuova esistenza.  Certamente i primi treni davano una sensazione strana… troppo veloci per l’ abitudine dei tempi fino a toccare i 15 km orari, davano l’ idea di vedere il mondo da un’ altra angolazione. Il fatto che solo dal finestrino si poteva ammirare il paesaggio, di corsa, spesso con sconosciuti a fianco dava una strana emozione. Il fornire i treni di libri permise di creare uno stato di isolamento che a poco a poco si tradusse in argomento di confronto e cultura. Si cominciò a condividere nuove conoscenze, a trarre nuova visione da quel modo di viaggiare alternativo alle carrozze, ai cavalli e ai carri. Si iniziò la vivere la favola dei nuovi locali che correvano su strade ferrate. E da qui nasce una visione che permette di creare un’ arte visiva nuova che pittori e poeti imprimono nelle loro opere, mentre le persone semplici, quelle la cui creatività si esprime nella vita di ogni giorno, manifestano il loro vivere nel quotidiano con atti e pensieri che non rimangono impressi ma si perdono nei racconti più belli…                                                                               La favola Jolanda aveva due grandi occhi azzurro cielo. Così immensi da far passare in secondo piano ogni altra sua fattezza. Eppure i capelli color argento, rara bellezza in così giovane età, e i tratti fini erano segno di un fascino etereo. Con l’abito azzurro che indossava quel giorno sembrava una piccola fata pronta  a prendere il volo. L’ emozione le bloccava lo stomaco… sembrava che tanti piccoli grilli si muovessero in lei e sfrigolassero. Aveva impressione  che questo lo potessero notare anche altri così se qualcuno la guardava  le gote arrossivano.  Il suo primo viaggio. Tanta gente nuova con cui condividere questa avventura. Salivano e scendevano dai vagoni ai cambi di fermata.  Il treno correva e si vedeva tanto fumo. Una nuvola bianca. Come sfiorare il cielo.” Ma stiamo volando o correndo ?” si chiedeva. Allora guardava ai finestrini e tutto sembrava un insieme di righe colorate. Come  fili che la nonna usava per confezionare sciarpe e maglie. Passava il tempo accanto al camino, ormai le gambe non sorreggevano più il suo corpo.  Che belli quei colori che diventavano un miscuglio di tinte disegnate dalla velocità. Prese un libro e cominciò a leggere. Non riusciva  a seguire la trama. Il treno sobbalzava e le parole sembravano non avere ne capo ne coda. Erano lì alla rinfusa. Il treno fischiò. La stazione. Un attimo di respiro. Le gambe tremavano per tutto quel danzare sui binari. I muscoli sembravano piccole corde tese che vibravano. Il giovane che salì era distinto, nobile forse. Occhi scuri e intensi. Si scambiarono uno sguardo. Jolanda si vergognava un po’ dei suoi abiti semplici, certamente il giovane era altolocato. Ora, uno di fronte all’altro leggevano facendo scambio di sguardi senza farsi, dall’altro, notare.  Non vi fu alcuna  parola. Il treno fece il suo solito fischio e il giovane scese.  Jolanda lanciò l’ultima occhiata al finestrino e il ragazzo era lì, fuori dal treno, all’ ombra del vagone, come ad attenderla per  offrirle un piccolo fiore. Passarono anni e anni eppure il fiore, minuto e azzurro non-ti- scordar di me, è rimasto nel piccolo messale.   Ricordo di un viaggio e di un sogno di ragazza… La realtà Il viaggio da Gallarate  a Varese vide il suo nascere nel 1865, il 26 settembre di quell’ anno avvenne la sua inaugurazione. Fu una delle linee che per prima vide la sua costruzione a spese delle autorità amministrative locali. Le famiglie altolocate asburgiche, che gestivano molti interessi commerciali ed economici, non trovarono in questa tratta motivo di investire in quanto non era punto strategico per  i  loro impegni finanziari. Cesarina Briante