Costa jonico-reggina, ricordo delle gelsominaie
- /
- 25 ottobre 2016 agricoltura Area Malpensa
È il mese di Ottobre. Si arriva stipate sopra dei grossi camion alla destinazione ubicata lungo la costa jonico-reggina, terra del gelsomino e sono appena le 2.00 del mattino. Ma il gelsomino vive di notte e deve essere raccolto prima che il sole sia alto nel cielo. Gli sterminati filari si accavallano ininterrotti per fasce parallele per poi cancellarsi, gradatamente, all'interno delle umide brume che ...
È il mese di Ottobre. Si arriva stipate sopra dei grossi camion alla destinazione ubicata lungo la costa jonico-reggina, terra del gelsomino e sono appena le 2.00 del mattino. Ma il gelsomino vive di notte e deve essere raccolto prima che il sole sia alto nel cielo. Gli sterminati filari si accavallano ininterrotti per fasce parallele per poi cancellarsi, gradatamente, all'interno delle umide brume che inghiottono tutto l'orizzonte e assente è l'incontro col cielo: tra il verde brunito delle foglie s'intravede appena, all'inizio, anche l'immobile pallore del fiore. Quando piove è un problema: i piedi scalzi sprofondano nell'acqua, la fanghiglia sale fin sopra le cosce, ti senti imprigionata come dentro le sabbie mobili ma bisogna resistere, egualmente, fino alle 10.00. Otto ore di lavoro continuo, qualche breve intervallo per sollevare la schiena dolorante, si riprende il lavoro. Si è stanche ma la voce non viene mai meno : le note della “Calabresella” si espandono nell'aria, si fondono all'odore pungente del gelsomino. Il canto aiuta a ritemprare le forze, tiene su il morale mentre le mani lavorano alacremente, immerse con delicata precisione nel cespuglio fremente… E le incontravi al ritorno, sempre ammucchiate sui grossi camion, le vesti malmesse, i capelli scomposti, il viso segnato da qualche ruga precoce. Figlie di un dio minore? Figgevano nei tuoi occhi uno sguardo così fiero e profondo che non potevi non avvertire un riverente tremore. Ferraro Daniela